ispirazione

“Piazza della Repubblica riveste non solo un interesse architettonico e urbanistico intrinseco […] ma anche e soprattutto un interesse storico, per essere stata un centro di rinnovamento culturale di Firenze, grazie all’intenso dialogo sviluppatosi intorno a tavoli dei suoi famosi caffè.”

È con questa motivazione che il Ministero dei Beni Culturali nel 1994 ha dichiarato Piazza della Repubblica bene culturale da salvaguardare all’interno del centro storico, come patrimonio mondiale dell’UNESCO. 

La storia è alla base dell’ispirazione progettuale; l’evoluzione storica di questa parte centralissima della città e dei personaggi illustri che la animarono ha ispirato il progetto di recupero del Palazzo dell’Arcone.

ISPIRAZIONI D’EPOCA, EMOZIONI DEL QUOTIDIANO

Lo studio degli ultimi pittori romantici dell’Ottocento fiorentino, primo tra tutti Telemaco Signorini che più volte dipinse scorci del Mercato Antico, per poi passare ai primi innovatori come Ottone Rosai e al nuovo linguaggio futurista, fiorentino e non, con esponenti come Baccio Maria Bacci, Primo Conti, Carrà e Boccioni, ha ispirato una tavolozza di colori che dai toni caldi dell’ocra e dell’arancio passa ai verdi petrolio e agli azzurri cerulei.

A questi si affianca il sobrio ma vivace disegno compositivo degli elementi architettonici di parapetti, scale, soffitti e boiseries, richiamo dei maestri del design italiano del periodo razionalista e déco, primo tra tutti Gio Ponti che in Toscana operò come direttore artistico della manifattura Richard Ginori.

ritrovata nobiltà

Per l’esterno il progetto prevede il recupero dell’originale bicromia perduta, tipica dei più nobili palazzi fiorentini, testimoniata nelle foto di inizio Novecento con spartiti architettonici, modanature in pietra forte di Fiesole, specchiature e sfondati in bianco di reminiscenza Brunelleschiana.

volumi, colori e materiali

Per gli interni il linguaggio reinterpreta con imprescindibile rispetto quello del miglior razionalismo e del design déco italiano del primo Novecento, alla ricerca di un’architettura umana, di una casa “bella come un cristallo ma forata come una grotta piena di stalattiti, una casa vivente, versatile, silente, che si adatti continuamente alla versatilità della nostra vita.”